SAN LAZZARO – Martedì 18 gennaio 2022 il comitato di Zona ha incontrato don Stefano Ottani. Occasione di verifica del cammino fin qui percorso dalla nostra Zona Pastorale e delle prospettive future.
L’incontro di don Stefano Ottani con la zona pastorale di San Lazzaro, martedì 18 gennaio, comincia con la lettera agli esuli di Babilonia (Geremia 29,1-14). “Così dice il Signore: Io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo, progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza” (Ger.29,11). Sono parole molto belle quelle che il Signore rivolge ad Israele e sembrano scritte oggi, ad un popolo che ha sperimentato lo smarrimento e l’angoscia generati dalla pandemia.
La zona pastorale è nata per aiutarci a mettere insieme le forze e i tanti carismi di cui le nostre parrocchie sono ricche, sia perché le nostre comunità siano luoghi in cui sia significativo per noi ritrovarci insieme, sia per aiutarci ad alzare lo sguardo verso i tanti che in chiesa non vengono, perché ne sono stati delusi, o perché non la sentono importante per la loro vita. Il Concilio ha avviato un grande processo di rinnovamento della chiesa ma i passi da fare sono ancora tanti e le forze per mettere in campo nuove idee, nuovi linguaggi, nuove esperienze, sono sempre meno.
La grande sfida che ci interpella tutti è il mondo dei giovani, che da tempo sembrano non essere più interessati ad una proposta di fede, ma anche il vasto territorio del nostro comune e le molte realtà che lo abitano, le famiglie, gli anziani, il grande mondo della scuola, le istituzioni. La zona pastorale ha lo scopo di riunire le forze per aprire un dialogo con tutti ed essere quella chiesa in uscita tanto cara a papa Francesco.
Don Stefano Ottani ci ha ricordato più volte che Gesù è il Signore della storia e che nulla di ciò che accade gli è estraneo. Come Lui si è fatto carne per vivere pienamente la nostra umanità ognuno di noi deve essere portatore del Vangelo nei molti luoghi che abita quotidianamente: il lavoro, la relazione con gli amici, la politica, l’impegno sociale. Come farlo? Abbiamo ancora qualcosa da dire? Sappiamo generare fiducia, speranza, desiderio di aiutare chi è più in difficoltà, siamo capaci di confronto con chi proviene da culture e fedi diverse?
Nell’Evangelii Gaudium papa Francesco ci mette in guardia dall’essere cristiani che hanno il volto della quaresima e non quello della Pasqua. Stiamo vivendo tempi difficili e tutti siamo un po’ scoraggiati e con molti dubbi sul futuro, ma le nostre comunità parrocchiali e ancora di più la zona pastorale hanno proprio questo compito: creare occasioni in cui poterci di nuovo guardare in volto e mettere in gioco idee, pensieri, esperienze per riuscire a intercettare i bisogni e le attese di tutti gli uomini e le donne con cui viviamo quotidianamente.
Papa Giovanni XXIII scriveva che la parrocchia è la fontana del villaggio a cui tutti possono attingere per la loro sete. È un’immagine di molti anni fa, ma rimane un modo molto bello per descrivere la missione della zona pastorale, anche se bisogna invertire il movimento ed essere noi portatori di acqua viva per le strade del nostro paese.
In questo momento sono più le domande che le risposte, ed è per questo che con la zona pastorale stiamo provando a far ripartire alcune attività che possano ridarci il gusto di stare insieme con semplicità e desiderio di comunione, per poter capire insieme cosa il Signore ci chiede di fare. Da soli forse non ne siamo capaci, ma abbiamo fiducia nell’azione dello Spirito che continua a soffiare su di noi e sulle nostre comunità per guidarci e darci slancio e passione.
È da poco cominciato il cammino di preparazione al sinodo del 2023 che ci sollecita ad essere una chiesa capace di camminare insieme a tutti. Il lungo isolamento a cui siamo stati costretti ha lasciato molte ferite, una grande paura nel riaffacciarci alla vita, una grande fragilità data dall’incertezza sul futuro e dobbiamo ritrovare insieme la bellezza e la forza della comunità e delle relazioni.
Siamo una zona pastorale ricca di molti doni e di belle vocazioni, sia presbiterali che laicali, dobbiamo solo essere capaci di non sciupare i tanti talenti che ci sono stati donati e di farli fruttare come l’uomo virtuoso della parabola. Attraverso le proposte che vivremo insieme vogliamo incarnare la chiesa che papa Francesco ci ha consegnato durante il convegno di Firenze del 2015: “… una Chiesa inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti (…) una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza”.
Donatella Broccoli