Interno della Chiesa
Distrutto nel corso dell'ultima guerra, il 5 giugno 1944 vi perdette la vita anche il suo rettore Don Arturo Giovannini che lo reggeva dal lontano 1907.
La ricostruzione fu affidata all'architetto Luigi Vignali e la sacra immagine, rimasta miracolosamente illesa, dopo aver fatto il giro di tutti i rioni della città, perché ovunque venerata, fu nuovamente insediata il 25 settembre 1965 e nuovamente incoronata il 25 aprile 1966 essendo parroco Don Andrea Biavati.
La corona fu dono dei macellai. Essi avevano il privilegio di portare il baldacchino durante la processione del "voto" dal santuario fino a metà di via del Borgo di San Pietro, mentre la compagnia di San Rocco aveva l'incarico nel tratto dalla chiesa di S. Cristina di via Pietralata fino a S. Rocco e, nel ritorno, da S. Rocco fino al monastero dei Santi Ludovico e Alessio di via del Pratello.
L'edificio, iniziato nel 1948 e completato nel 1964, risulta a pianta centrale sormontato da una cupola fornita di lanterna entro la quale ha trovato posto una statua in terracotta della Madonna dello scultore Cesare Vincenzi a ricordo della Consacrazione dell'Italia al Cuore Immacolato di Maria. Una lapide ricorda l'avvenimento la cui iscrizione fu composta da Mons. Mario Serrazanetti che ne compose altre a significativo ricordo delle tappe più importanti della ricostruzione.
«All'esterno la costruzione è interamente rivestita di mattoni a vista, con basamenti e cornici in arenaria; sia nella fronte che nei fianchi la chiesa presenta un prospetto monocuspidato con una finestra circolare al centro di ognuno, la quale, assieme a una serie di occhi nel tamburo della cupola, fornisce abbondante luminosità all'interno» (G. Fanti-G. Roversi, 1975).
Un portico a cinque arcate addossato alla facciata lo completa.
Sopra la porta è l'emblema della Basilica Lateranense alla quale il Santuario fu aggregato il 28 luglio 1726 da parte di papa Benedetto XIII, il quale in passato aveva predicato nella Chiesa del Borgo. L'aggregazione fu confermata nel 1744 da Benedetto XIV, il bolognese Prospero Lambertini, con l'obbligo di chiedere il rinnovo ogni 15 anni e da Pio VII nel 1807; è stata confermata in perpetuo nel 1962.
Il campanile, anch'esso rivestito di mattoni a vista, si erge isolato dalla chiesa e alto 25 metri.
«L'antico simulacro della B. V. del Soccorso è conservato entro una nicchia in marmo bianco di Carrara che si apre al centro di un frontale in onice inserito nel 1972 entro la grande ancona di pietra serena fiancheggiata da due figure simboliche in legno del sec. XVII» (G. Fanti-G. Roversi, 1975).
Internamente sono due le cappelle laterali oltre la maggiore; sopra l'altare di sinistra è una tela di Cesare Vincenzi del 1964 mentre su quello di destra è una tela di Amleto Montevecchi (1878-1964). Del primo sono due statue di terracotta rappresentanti i Santi Pietro e Paolo poste a lato della porta di accesso alla Chiesa. All'ingresso del presbiterio, nei due lati contrapposti, due angeli dorati attribuiti di recente al Mazza e provenienti dalla Chiesa di San Giorgio in Poggiale.
La cappella maggiore è stata ultimata nel 1964 per la munificenza di una Azienda bolognese, la Buton.
Sui pilastri della chiesa sono apposte le formelle in rilievo della Via Crucis opera dello scultore Cesare Vincenzi. Della ricca chiesa del passato rimane un " Cristo deriso" di Bartolomeo Passarotti collocato oggi nella nuova, racchiuso in una ancona lignea ricavata da una cassa d'organo che era in San Giovanni in Monte, all'interno di una cappella posta a destra dell'ingresso, la "Cappella dei Caduti", dedicata ai 25 sacerdoti della diocesi di Bologna rimasti uccisi durante l'esercizio del loro ministero nell'ultimo conflitto bellico. Due lapidi poste alle pareti laterali della Cappella contengono i nomi dei 25 sacerdoti caduti e la seguente epigrafe: "Il sangue dei sacerdoti bolognesi che caddero nella seconda guerra mondiale fra le macerie delle chiese e delle case e sotto i colpi dell'odio di parte o eroicamente nell'esercizio del ministero sia pegno al mondo di fraterna concordia cristiana nel nome di Gesù Re della Pace. Il Collegio dei parroci urbani, 1966".
Fra l'altro, nella vecchia Chiesa, vi era un crocifisso duecentesco che si diceva miracoloso trasferito qui al tempo delle soppressioni napoleoniche quando la Chiesa di San Francesco fu chiusa. Salvatosi dalla guerra, rimase nel Santuario fino al 1950 e quindi portato nella Pinacoteca di Bologna.
La Chiesa di oggi è tuttavia ben corredata di opere d'arte provenienti per lo più da altri luoghi, come ad esempio il bel crocifisso del XIV-XV secolo, pare di Pietro Lianori, che era nel convento di S. Giovanni Battista dei Celestini fino alla fine del '700; passò poi in Pinacoteca che lo diede in custodia ai santuario nel 1950.
Il Card. Arcivescovo Giacomo Lercaro procedette alla Consacrazione della Chiesa l'8 settembre 1964 amministrando pure il sacramento della Cresima e usando per la prima volta, nella celebrazione del rito, la lingua italiana.
Superiormente all'antica Chiesa era un magnifico oratorio della Compagnia della B. Vergine del Soccorso, ricco per affreschi di Gioacchino Pizzoli (1651-1733) che aveva lavorato anche nella chiesa sottostante e di dipinti fra i quali una Pietà dei Francia; anch'esso logicamente ebbe in sorte, sotto i bombardamenti, la distruzione totale.
II santuario è giuridicamente riconosciuto dallo Stato Italiano e quindi civilmente.